L’età del bronzo e la civiltà nuragica

L'età del bronzo e la civiltà nuragica

Il nuraghe, emblema di un’isola, patrimonio dell’umanità

Fortezza militare usata a scopo difensivo? Tempio religioso? Mercato di scambio di merci e traffici commerciali? Centro della vita politica e delle decisioni comunitarie?
Niente, più del fascino senza tempo dei tanti e misteriosi nuraghi, con le loro caratteristiche torri in pietra a forma conica e copertura “a tholos”, serve a identificare il popolo e la terra di Sardegna.

Unici nel loro genere, costituiscono i monumenti megalitici più grandi e meglio conservati che si possono trovare oggi in Europa, classificati dall’Unesco, nel 1997, patrimonio mondiale dell’umanità per l’uso creativo e innovativo dei materiali e delle tecniche di costruzione utilizzati.

Oltre 7.000 nuraghi sparsi in tutta l’isola, sorti capillarmente per circa un millennio a partire dal 1500 a.C., espressione dello sviluppo di civiltà che elaborarono un uso sapiente e diffuso della metallurgia, specie della lavorazione del bronzo.

Anche il territorio di Alghero non fa eccezione: oggi, diffusi in un’area di pochi chilometri, ne restano significativi esempi ben conservati, affascinante testimonianza della vita sociale, politica e religiosa di questa antica civiltà sardo-nuragica.

Fra le capanne del villaggio nuragico di Palmavera

Sulla strada per Porto Conte, la 127 bis, s’incontra il complesso nuragico di Palmavera, adagiato sulle falde del colle omonimo.
Il villaggio è il risultato di successive fasi edificatorie, risalenti ai secoli XIV e XIII a.C.
Al centro è posta la torre centrale, affiancata da altre di epoche successive, e rifasciata da un bastione.
Attorno una fitta tessitura di capanne circolari o rettangolari, fra cui la grande Capanna delle riunioni di 12 metri di diametro, oltre a recinti per gli animali, magazzini, opifici e pozzi. Sempre all’interno del complesso si trovano anche monumenti di sepoltura collettiva, conosciuti come Tombe dei Giganti, visibili vicino all’area dell’attuale cantoniera.

Sito nuragico di Sant’Imbenia, nel cuore di intensi e antichi traffici

Proseguendo sulla stessa strada, in direzione Capo Caccia, si trova il sito nuragico di Sant’Imbenia, in un’area di grandi flussi commerciali, testimoniati anche da ritrovamenti di materiali d’importazione fenicia e greca.

Il sito era composto di tre torri, di cui rimane visibile solo quella centrale, e di una serie di altri locali di lavoro.

La grande capanna circolare e un vasto cortile con focolare a nord-ovest della torre erano, invece, adibiti agli usi collettivi della comunità.
Contigui all’area del nuraghe, numerosi ritrovamenti di sepolcreti fenicio-punici e romani testimoniano la millenaria frequentazione del sito.

Monte Carru: il pozzo dalle acque guaritrici e l’antica Carbia

Sulla collina di Monte Carru, a due chilometri a nord-est di Alghero, fra distese di oliveti, si trovano importanti frequentazioni storiche a partire dal periodo nuragico.

Ai piedi del monte si trova il nuraghe Solaris, mentre a sud-ovest, in località “La Purissima”, si può visitare l’unico tempio a pozzo nuragico del territorio di Alghero, scoperto nel 1999.

La fonte sacra era utilizzata come luogo di culto per la presenza di un’acqua ritenuta medicamentosa per la cura di malattie degli arti, come dimostrano numerosi ex voto ceramici a forma di piede.

Successivamente al periodo nuragico, la piana ai piedi del colle divenne la sede dell’antica città di Carbia, di epoca romano-imperiale, di cui restano testimonianze nella necropoli venuta alla luce sul declivio roccioso sud-occidentale.

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